L'ambone della chiesa parrocciale
San Vittore di Taio

Candida Tuveri

ADEGUAMENTO LITURGICO

Molti interventi di restauro e adeguamento sono stati eseguiti negli anni in particolare nel 2002,  su progetto dell’architetto Cristina Mayr, si è provveduto ad un importante adeguamento liturgico, lo spazio sacro si deve modificare in relazione alle riforme liturgiche. Scrive Cristina Mayr “Gli elementi che sono stati riprogettati e ricollocati secondo i dettami della Commissione Episcopale sono l’altare, l’ambone e la sede presidenziale del celebrante”.

Il nuovo altare, di forma pressoché cubica in pietra calcarea bianco-verdello è appoggiato su una predella quadrata in nembro rosato. L’altare è collocato isolato al centro del presbiterio e con la sua forma quadrata richiama la terra con i 4 punti cardinali, i 4 venti della rosa dei venti e i 4 fiumi del Paradisi Terrestre e deve essere centro focale per tutta l’assemblea. La forma ripropone il suo significato di ara sacrificale senza dimenticare che è anche Mensa Pasquale. La scelta del materiale è importante perchè richiamata nelle scritture in riferimento a Cristo che è “pietra angolare”. Dello stesso materiale troviamo, poco lontano, la sedia del celebrante.

L’ambone terzo elemento modificato nella zona presbiteriale è molto importante, l’assemblea cristiana si raduna intorno alla parola di Dio durante le liturgie.  Nella storia dell’architettura troviamo amboni di forme e dimensioni diverse nelle varie epoche e nei vari stili ma restano fissi alcuni punti importanti e irrinunciabili.

Il luogo della proclamazione della Sacra Scrittura deve essere posti in alto, un vero e proprio elemento architettonico concluso e racchiuso. Vi si accede attraverso alcuni gradini e deve essere caratterizzato da un parapetto che circonda da ogni parte il lettore.  E’ un “monumento”, costruito per restare fisso nel tempo, va a relazionarsi con l’altare e deve essere riservato al lettore, al salmista e al celebrante. Non si può dimenticare il suo orientamento nell’asse nord-sud della chiesa.  La Parola va proclamata verso nord come una luce verso le tenebre. In ultimo il materiale richiesto per la sua realizzazione è la pietra per richiamare il sepolcro vuoto dopo la resurrezione di Cristo.

La vera rivoluzione operata dal Concilio Vaticano II è stata proprio quella di mettere a disposizione dell’assembla cristiana una grande abbondanza di testi. Da qui nasce l’esigenza di ricuperare la robustezza e la solennità dell’ambone come spazio eminente per proclamare e commentare la Parola perché anche questa è luogo della presenza reale di Cristo. Luogo alto per eccellenza, è cerniera tra il presbiterio e l’aula.

L’ambone della chiesa parrocchiale di S. Vittore a Taio è protagonista nell’ambito di questo progetto di adeguamento liturgico. E’ stato ideato e realizzato dallo scultore Ivan Boneccher di Baselga di Pinè con la collaborazione dell’architetto Alessandro Giovannini. Realizzato in pietra calcarea bianca (bianco-verdello) è appoggiato su una base in nembro rosato.

Dal punto di vista iconografico l’artista mette in pratica quanto richiesto dal testo normativo CEI del 1996 N.18. Compaiono infatti alcuni alberi scolpiti e distribuiti sulla superfice del marmo: l’inizio della storia “il giardino del piacere ”(Gen.2,15) e il giardino del sepolcro dove Giuseppe D’Animatea e Nicodemo  posero il corpo di Gesù. (Gv 19,41) “Ora nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto”

Gli attori di questa sacra rappresentazione, suddivisa in tre momenti, sono le donne mirofore che portano l’olio per l’imbalsamazione e l’angelo. Lo stile dello scultore si rifà all’arte paleocristiana e romanica. I rapporti di proporzione tra i vari elementi, alberi e figure non è rispettoso della natura come nel rinascimento. Non vi è una scala di valori ma ciascun elemento, figura o albero, ha la stessa importanza all’interno del racconto. Le forme emergono dalla pietra in modo diverso. Il modellato è poco approfondito nella prima parte, più incavate le figure nella seconda, ancora più emergenti dallo sfondo nella terza che si caratterizza anche per una visione dall’alto, come se guardassimo dal punto di vista dell’angelo che è scolpito sopra l’ultima scena. Il rilievo appare qui più incisivo. L’angelo appartiene ad una natura diversa da quella umana per cui le sue forme sono definite in modo quasi impalpabile. Il modellato di tutto il manufatto è essenziale ma è perfettamente comprensibile nei gesti e nelle espressioni.

L’episodio nei quattro Vangeli e narrato in modi leggermente diverso ma i protagonisti sono sempre quelli rappresentati dall’artista: la donne furono le prime testimoni della resurrezione di Cristo annunciata dall’angelo.

 

 Bibliografia I “Luoghi” della Parola Arcidiocesi di Trento Ufficio Arte Sacra
Ambrogio Malacarne

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