Monumento Silvio Vois a Taio
Stefano Zuech (1922)
L’autore del monumento è lo scultore anaune Stefano Zuech (Arsio, 1877- Trento, 1968), artista oggi forse dimenticato malgrado le numerose e importanti opere lasciate in molte località della Val di Non e di tutto il Trentino.
Nel busto in bronzo di Taio al tema della commemorazione bellica lo scultore dà una interpretazione non convenzionale.
I tratti somatici di Vois sono trasfigurati. Il soldato indossa l’elmo, l’armatura e la spada di un cavaliere medioevale, assecondando la passione personale dell’autore per la storia e un indirizzo culturale del momento.
Una delle caratteristiche di Zuech è quella di saper mantenere un equilibrio tra rigore accademico e simbolismo, gusto imperante nelle Vienna di inizio secolo e rivela una autonomia nella rielaborazione dell’antico.
L’elmo che Vois indossa nel primo progetto elaborato per il monumento, è sicuramente ripreso dall’Igiene di Vienna, opera oggi visibile solo in foto e destinata al giardino di un ospedale della capitale austriaca ma andata distrutta.
La vicenda di questo soldato viene trasformata in un’avventura di un eroe senza tempo. Nella sua ieraticità impugna la spada e lo sguardo si perde nello spazio infinito in cui il protagonista pone il proprio destino sorretto da profonde ragioni ideali. Nella versione definitiva presentata al Comitato pro Monumento Vois lo scultore rimodella l’elmo rendendolo meno appariscente.
SILVIO VOIS
Brevi cenni sulla vita
Silvio nasce a Taio il 13 settembre 1889, figlio di Melchiade e di Cristofolini Eligia.
Frequentò la scuola elementare a Taio, la scuola reale di Rovereto e poi l’Accademia commerciale di Trento e finì gli studi presso l’Accademia superiore di commercio di Graz.
Fu sempre ardente irredentista sia durante gli studi che durante i due anni di soggiorno in Boemia per ragioni di commercio e ciò gli procuro diversi richiami da parte delle autorità austriache.
Nel 1913 si stabilì a Milano. Alla vigilia dello scoppio della guerra lo chiamò il console austriaco per consegnagli l’ordine di raggiungere il suo reggimento a Graz. Disubbidendo a questo ordine il 5 giugno 1915 si arruola nell’esercito italiano e viene aggregato al 12° Reggimento cavalleggeri di Saluzzo, con il nome di guerra di Vendramin Italo. Dopo quattro mesi di fronte, il suo reggimento fu rimandato nelle retrovie e il Vois fu trasferito a Gallarate. Chiese ed ottenne di passare in fanteria avendo il desiderio di combattere in prima linea. Nel maggio del 1916 ritornò sul fronte e frequentò a Storo il corso Allievi Ufficiali. Il 10 novembre 1916 passò quale aspirante sottotenente nel 34° Reggimento fanteria che si trovava sul Carso. Il 21 dicembre 1916, mentre sulle falde dell’Hermada usciva dalle trincee per riordinare i reticolati, veniva colpito da venticinque pallottole di schrapnel. Morì nell’ospedale da campo N. 76 il giorno seguente e fu sepolto nel cimitero civile di Romans (Cervignano). Il 21 ottobre 1923 la salma venne trasportata a Taio e sepolta nella tomba di famiglia del cimitero comunale.
Vecchie cartoline d’epoca mostrano il monumento nella sua collocazione originale che è anche quella attuale, dietro l’abside della chiesa parrocchiale, circondata da due cipressi nel piccolo ma decoroso spazio verde. Ora l’area risulta essere a prato.
STEFANO ZUECH
scultore
Nato ad Arsio(Brez) nel 1877, si dedicò fin da giovane alla scultura.
Nel 1893 Stefano ha già individuato la propria strada nella scultura e frequenta per due anni la scuola industriale di Lasa in val Venosta.
Il marmo di Lasa diventerà negli anni protagonista di molte sue opere. Nel 1899 si trasferisce nella capitale austriaca con l’obiettivo di entrare all’accademia di belle arti.
Nel 1908 finalmente viene ammesso alla classe superiore di scultura tenuta da Karl Kundmann che lo impronta alla stretta osservanza di modelli antichi e rinascimentali e qui vide riconosciuto precocemente il suo talento artistico. Alla conclusione della guerra fu costretto a rientrare in Italia dove fu incaricato della realizzazione di numerosi monumenti in tutto il trentino.
Per lunghi anni tenne uno studio a Trento ma fu sempre molto legato al paese di origine, è infatti nel cimitero di Brez presso la chiesa di S.Floriano che volle essere sepolto. Questa stessa chiesa, per interessamento di Zuech, ebbe per prima, rispetto alle altre chiese delle valle, le nuove campane in sostituzione di quelle asportate durante la guerra.
Elenco di alcune opere di Zuech:
- Lavis 1912, Monumento a Giuseppe Grazioli (1808-1891) ricordato da tutti i trentini per aver contribuito con i suoi viaggi e i suoi studi alla sconfitta della malattia chiamata pebrina che affliggeva i bachi da seta con grande danno alla bachicoltura in quegli anni molto florida in regione.
- Coredo 1922 Monumento ai caduti posto all’ingresso del cimitero, marmo di Lasa.
- Brez 1923 Monumento ai caduti cimitero di S.Floriano, marmo di Lasa.
- Romeno 1925 Monumento a Giovanni Battista Lampi pittore, marmo di Lasa.
- Brez 1927-32 monumento al Minatore, marmo di Lasa.
- Trento 1930 Monumento a padre Eusebio Chini, giardini di piazza Dante, marmo di Lasa.
- Trento 1933 S.Vigilio, piazza d’Arogno bronzo.
- Sanzeno 1943 Via Crucis le cui stazioni sono poste sulla strada che porta a S.Romedio, marmo di Lasa.
- Rovereto Campana dei Caduti. Il Fregio sulla campana rappresenta un imponente corteo di immagini di combattenti chiamati a servire la Patria. Per evitare qualsiasi riferimento a luoghi e momenti storici i protagonisti indossano abiti antichi o addirittura sono nudi. Nell’intenzione di don Antonio Rossano ideatore della campana, si dovevano commemorare i caduti di tutte le guerre. Il fregio rappresenta La Partenza, La Lotta, La Morte, il Funerale del Milite Ignoto, si chiude con la Marcia Trionfale e il Trionfo della Vittoria.
La campana venne fusa a Trento nel 1924 con il bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti alla Prima guerra mondiale, rifusa a Verona nel 1939. La terza fusione si rese necessaria per il verificarsi di una grande incrinatura e venne collocata sul colle di Miravalle il 4 novembre 1965.
Bibliografia :Bruno Ruffini “Brez storia di una comunità
Cristina Beltrami Stefano Zuech
Archivio comunale Taio