IN RICORDO DI DON PRIMO MICHELOTTI
(Luciano Scartezzini)
L’origine della pieve di San Vittore di Taio risale a tempi immemorabili, si perde nel buio dei secoli come quasi tutte le altre vecchie parrocchie della Val di Non.
Numerosi sono stati i parroci che hanno retto la parrocchia di Taio, a partire da Berserio, nominato pievano nel 1288, fino ai nostri giorni con la presenza di Don Carlo Daz che da diversi anni presta il proprio servizio presso la nostra Comunità.
Attraverso il sito Predaia Info si vuole ricordare l’opera e la figura di alcuni di questi parroci ed in particolar modo di quelli che hanno retto la nostra parrocchia nel corso del secolo scorso ed il cui ricordo è ancora ben radicato nella memoria di molti anziani del paese di Taio.
All’inizio mi è sembrato giusto ricordare la figura di un sacerdote del quale ho sentito parlare molto in paese e del quale ricorre quest’anno il ventennale dalla sua scomparsa: Don Primo Michelotti, nominato arciprete nel decanato di Taio nel 1956 e dove resterà fino al 1964, quando verrà trasferito a Mezzolombardo.
Vivissimo è ancora ai giorni nostri il ricordo della sua opera indefessa di risveglio religioso, che si è venuta quindi saldando con lo spirito di rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II.
Don Primo Michelotti nacque il 12 agosto del 1911 a Bolognano d’Arco. Nel Basso Sarca è ricordato per essere stato il primo bambino ad essere battezzato nella nuova chiesa di Bolognano, dedicata alla Madonna Addolorata e consacrata nel 1907. Egli fu tra i primi religiosi a celebrare la Santa Messa in questa chiesa e fu il primo sacerdote della parrocchia. I suoi genitori, Giulio e Giulia Martinelli, sempre nella chiesa dell’Addolorata di Bolognano, sono stati i primi a unirsi in matrimonio.
Don Michelotti fu consacrato sacerdote il 17 marzo 1934. Quando venne chiamato dal Vescovo al servizio della Chiesa Tridentina, ben pochi avrebbero scommesso sulla sopravvivenza di quell’esile pretino, uscito dal sanatorio di Arco per prendere gli ordini sacri. Infatti il Seminario Maggiore lo aveva frequentato a sbalzi e bocconi per un tempo minore, forse, di quello trascorso nella lunga degenza. Ma alla chiamata del Vescovo, “eccomi”, aveva risposto subito, come Samuele, con la prontezza e lo slancio che, poi, hanno segnato tutta la sua non breve vita essendo egli morto alla venerabile età di 91 anni, dopo essere stato per lunghi anni vicario episcopale del clero, il 21 ottobre del 2002.
Don Primo fu destinato, dopo l’ordinazione sacerdotale, all’arcipretura di Condino come vicario parrocchiale dal 1934 al 1937.
Successivamente venne assegnato alla parrocchia di Santo Spirito a Merano, allora parte della Diocesi di Trento, come catechista e insegnante di religione. Sono gli anni duri del fascismo e quindi della seconda guerra mondiale. A Merano don Michelotti si espose in prima persona a favore della gente, scrivendo con la vita pagine sconosciute di coraggio e di servizio tanto fra i prigionieri quanto fra i militari.
Egli viene infatti ricordato ancora oggi oltre che per aver esercitato nella città del Passirio un magistero sempre apprezzato e prestigioso verso i giovani e gli scout in particolare, per aver aiutato e protetto persone e personaggi che, in un’epoca di aspri conflitti bellici e civili e trapassi di regime, rischiavano la vita, sia che militassero nella resistenza o che, avendo onestamente operato in altri schieramenti, erano esposti a ciechi giustizialismi e vendette di parte. Merano diventò così un vero e
proprio centro di rifugio e di transito, dove don Primo svolse nel silenzio e con totale apertura sacerdotale il ruolo di angelo tutelare.
Culturalmente molto preparato, continuò a svolgere il suo incarico di educatore a Merano fino al 1956, quando ritornò in Trentino dove, obbedendo alla sua vocazione di servizio, diventò parroco e decano di Taio in Val di Non, dove resterà fino al 1964.
Successivamente operò nel decanato di Mezzolombardo fino al 1967, allorché l’arcivescovo di Trento Monsignor Gottardi lo chiamò a ricoprire il ruolo di delegato diocesano per la pastorale, incarico che lascerà per affrontare un’esperienza in missione dal 1969 al 1973, insieme ai Padri Cappuccini in Mozambico, attraversato in quel periodo da un clima di forti tensioni sociali e politiche.
Ecco come il settimanale “Vita Trentina” di giovedì 25 giugno 1964 descrisse la partenza di don Primo Michelotti da Taio con destinazione Mezzolombardo. “Dopo aver celebrato la messa e detta ancora la sua parola traboccante dal cuore ai fedeli di Taio, don Primo Michelotti concludeva, domenica mattina, la sua missione di Pastore d’anime nel centro anaune ascoltando alcune confessioni. Successivamente la popolazione del borgo anaune ha accompagnato in massa don Primo Michelotti alla sua nuova sede. La popolazione era accompagnata dal nuovo sindaco signor Francesco Cescatti, dal presidente della Giunta Parrocchiale signor Gerardo Emer e dal Vicario Generale dell’Arcidiocesi Monsignor Bortolameotti”.
La partenza di don Primo Michelotti da Taio è stata anche ricordata sempre dal settimanale “Vita Trentina” di giovedì 17 giugno 1964 con queste parole: “Tutto il paese si è stretto intorno al suo amato Pastore per esprimergli il grande dispiacere per la sua partenza, il suo affetto, il suo grazie riconoscente. Interprete dei sentimenti della popolazione parlarono don Marino Zambiasi per i sacerdoti, il neo eletto sindaco, il presidente della Giunta Parrocchiale , un fanciullo. Unanimi fecero rilevare le doti impareggiabili di don Primo Michelotti, la profonda pietà, la carità inesauribile, lo zelo ardente, la vasta cultura, la sollecita attività per il bene morale e materiale profuso con la parola e con l’opera, con tanta generosità, per cui si guadagnò il cuore di tutti.”
In Mozambico fece costruire tre villaggi che chiamò Merano 1, Merano 2 e Merano 3 in ricordo della città dove egli trascorse quasi vent’anni e che gli rimase sempre nel cuore. Nel 1973 il Vescovo lo richiamò in diocesi per motivi di salute e qui si prodigò, nelle vesti di vicario episcopale per il clero, in questa nuova e non facile incombenza, negli anni dal 1973 al 1989.
Uomo molto intelligente anche se poco espansivo realizzò in questi anni la casa di soggiorno per il clero anziano detta anche infermeria del clero insieme a don Bonaventura Bassetti, Don Dante Borghesi e monsignor Guido Bortolameotti. Questa struttura per sacerdoti anziani ed infermi è stata ricavata negli spazi messi a disposizione presso il Seminario Minore.
Anche una volta concluso il mandato per raggiunti limiti di età, egli si dedicò con generosità al servizio dei confratelli anziani. Uomo d’una spiritualità integra, don Michelotti era guidato da una severità di vita innanzitutto nei confronti di se stesso: questa non gli ha impedito di avere una cerchia di amici che l’hanno seguito fino alla morte, avvenuta come ricordato sopra a Trento il 21 ottobre 2002.
Volevo riportare quanto scritto dalla maestra Ilda Barbacovi sul settimanale “Vita Trentina” di giovedì 30 agosto 1956 l’articolo a proposito dell’arrivo di Don Primo Michelotti a Taio.
TAIO, 1956: L’INGRESSO DEL NUOVO DECANO
“Domenica 26 corr.mese vi è stato il solenne ingresso del nuovo arciprete decano nella persone del rev.mo don Primo Michelotti testé insignito da S. Santità il Pontefice del titolo onorifico di “Monsignore” ad personam. Egli viene dalla città di Merano, che era largamente rappresentata alla festa dal sindaco, dal parroco di S. Spirito monsignor Cadonna, da un gruppo di boy scout, e da uno stuolo di amici e ammiratori.
Monsignor Michelotti, prelevato al Santuario di Senale, dove aveva passata la notte, da un rappresentante del Comune con la macchina gentilmente offerta dal signor Bruno Fuganti, venne poi incontrato a Sanzeno dove fece atto di devozione ai Ss. Martiri, da una trentina fra vetture e motorscooters che lo scortarono fino al paese.
Alle ore 9 è giunto presso la piazzetta di S. Maria, mentre le campane suonavano a festa e lì erano a riceverlo tutte le autorità e il popolo in massa. Monsignor Michelotti visibilmente commosso venne omaggiato dal sindaco che gli presentò le autorità locali, il clero della parrocchia, una rappresentanza del clero del decanato, dal rev.mo monsignor Guido Bortolameotti venuto appositamente a immetterlo nella nuova parrocchia.
Tennero discorsi d’occasione il sindaco di Merano, il sindaco di Taio signor Pio Zadra e brevi, toccanti parole gli vennero rivolte dalla bambina Lorenza Bertagnolli, mentre il coro parrocchiale cantava il “Salve Pastor”.
Si formò poi il corteo che accompagnò il festeggiato alla chiesa arcipretale, dove il bambino Tullio Tamè lo accolse con un discorsetto commovente. Avvenuta la solenne rituale consegna delle chiavi, entrati in chiesa al suono dell’organo e al canto dell’”Ecce Sacerdos” ebbe luogo la cerimonia suggestiva dell’immissione del nuovo parroco. Monsignor Vicario lo presentò al popolo come uno dei più degni sacerdoti della diocesi, augurando una completa intesa di animi fra il nuovo parroco e i fedeli.
Monsignor Michelotti rivolse poi il suo primo discorso al popolo, improntato a grande semplicità, ma della semplicità che è grandezza e profondità, e tutti furono santamente impressionati della sua spiritualità.
A mezzogiorno venne offerto un pranzo d’onore a cura dell’Amministrazione comunale e dopo la funzione eucaristica del pomeriggio monsignore venne invitato all’oratorio parrocchiale per un’accademia in suo onore, dove si produssero i bambini dell’asilo, gli scolari, i giovani e l’Azione Cattolica.
A conclusione della stessa monsignore ringraziò tutti, ricordò commosso le anime che lasciò a Merano, ma si disse sicuro d’incontrare anche nel nuovo campo d’apostolato comprensione e corrispondenza. Furono poi eseguiti cori davanti alla canonica e la festa che pur non avendo molti segni esteriori causa l’inclemenza del tempo nelle vigilie, lasciò in tutti la felice consapevolezza d’aver acquistato, in monsignor Michelotti, il vero sacerdote fatto secondo il cuore di Dio. Anche da queste colonne rinnoviamo l’augurio d’una lunga, feconda opera apostolica.”
Complimenti per l’articolo su don Primo Michelotti, non ne conoscevo la storia. Le foto riportate sono erano del mio papà allora Sindaco di Taio e conservare con tanta cura. Ora, riportate in questo racconto, hanno ancora più valore. Grazie infinite e complimenti.